Il grano Saragolla e la sua storia.

Considerato a tutti gli effetti uno dei padri dei più moderni grani duri è antico anche nel nome che porta, “Saragolla” appunto, una parola della lingua bulgara antica che letteralmente significa “chicco giallo”, forse un chiaro riferimento al suo colore bello e caldo, proprio come la stagione in cui matura, l’estate.

Il termine saragolla, infatti, deriva proprio da quel ceppo linguistico ed è composto dal sostantivo “sarga”, che significa seme, e dall’aggettivo “golyo”, che significa giallo. La sua coltivazione si è talmente radicata su questi territori della Campania da essere stata inserita nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).

Arrivato nell’Italia centrale nel 400 D.C., grazie alle popolazioni dell’area balcanica, appena 300 anni dopo passa in secondo piano a seguito della scelta di grani a più alta produttività.

Si presenta con un fusto è molto alto, può raggiungere quasi i due metri di altezza, caratteristica che lo ha reso sofferente alle intemperie come vento e pioggia, difficile da coltivare e con poca resa, ma altamente ricco a livello nutritivo per la profondità delle sue radici.

Dal sapore e dal profumo inconfondibile, anche il Saragolla, come tutti i Grani Antichi, è a basso indice di glutine ed è particolarmente indicato anche per chi soffre di intolleranze al glutine (diverse dalla celiachia); è inoltre molto ricco di preziosi nutrienti, di fibre, di antiossidanti e di sali minerali.

La sua coltivazione non è mai stata realmente abbandonata, ma tramandata secolo dopo secolo, dai padri ai figli delle piccole comunità contadine del centro Italia, arrivando intatta sino ai giorni nostri, in cui sta giovando di un rinnovato interesse e, a tutti gli effetti, di una nuova nascita!

Scegliere di consumare il grano Saragolla oltre a farci bene, ci aiuta a tutelare l’ambiente perché, grazie alla sua innata capacità di resistenza ai parassiti, non necessità di contaminanti e si presta bene alla coltivazione biologica.